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di
Monica Vanin foto
Calloni
Dal1982, Myrna, una ragazza
semplice, sposata da poco, ha cominciato a ricevere
alcune “visite” davvero speciali e sul suo corpo sono
apparsi i segni della passione di Cristo. Da allora,
nella sua piccola casa in un quartiere di Damasco, si
prega senza interruzione per l’unità tra i cristiani.
Cosa fareste
se questa sera, mentre state affacciati al balcone,
sull’albero vicino a casa apparisse un globo di luce, e
ne uscisse una figura femminile che si alza, vi viene
incontro lasciandosi dietro una scia luminosa e vi
raggiunge attraversando (badate, non “scavalcando”:
attraversando) la ringhiera di ferro? Io,
personalmente, non so cosa farei. Però, so cosa ha fatto
Maria Kourbet Al Akhras Nazzour (Myrna, per gli amici e
i familiari), che oggi ha trentasette anni, ma ne aveva
solo diciotto quando ha vissuto per la prima volta
questa esperienza sconvolgente, la notte del 15 dicembre
1982.
So
già cosa state pensando. «Ci risiamo: una veggente, una
santona, le solite panzane paranormali. Un cumulo di
superstizioni, fanatismo ed espedienti per riempire le
chiese e qualche portafogli». Liberi di crederlo. Io
penso che forse cambiereste idea, se poteste incontrare
Myrna, leggere con calma quello che è stato scritto di
lei e parlare con religiosi vari (come padre Zahlaoui;
padre Josef Maaluli è scomparso, purtroppo, l’anno
scorso) o conversare con vescovi e nunzi apostolici come
mons. Luigi Accogli, che era a Damasco tra il 1988 e il
1993. Non accontentatevi dei servizi televisivi, come
quelli trasmessi dalla RAI lo scorso novembre-dicembre:
non rendono piena giustizia a questa storia e
soprattutto a lei, a questa donna normalissima, dolce,
serena di carattere e anche un po’ schiva, benché si
sottometta a continui incontri e conversazioni con tanta
gente. Myrna non ama la pubblicità, se non quella
strettamente funzionale al sorprendente incarico che le
è stato affidato. È vero che esiste un sito internet
canadese che racconta di lei e soprattutto diffonde i
messaggi che ha ricevuto (un accorato invito alla
preghiera e all’unità tra i cristiani). Ma non ha
guadagnato una lira dalla sua vicenda. Tanto meno è
stata strumento di guadagni per la Chiesa, a parte molti
indubbi guadagni spirituali, che ancora, purtroppo, non
sono ricchi e fecondi quanto dovrebbero. Un giudizio
ufficiale definitivo sui fatti di Soufanieh non è stato
ancora dato (anche perché si tratta di “fenomeni tuttora
in corso”). La Chiesa ortodossa e cattolica, però, si è
già ampiamente sbilanciata a favore dell’autenticità
delle esperienze che da diciannove anni si irradiano da
questa semplice casa damascena.
Nel
maggio di quel fatidico 1982, appena diciottenne, Myrna
si era sposata con un bravo ragazzo, Nicola. Come mai
così presto? Dalle nostre parti, si sarebbe subito
sospettato un “matrimonio riparatore”. Non nel suo caso
e non in Oriente: era solo il coronamento del sogno
d’amore di una ragazza (che non aveva neppure finito le
scuole superiori) e di un ragazzo, che lavorava come
tecnico. Anche il fatto di essere un matrimonio
“inter-rituale” tra una greco-cattolica e un
greco-ortodosso non era affatto una cosa
insolita. Lei per prima, Myrna, era nata in Libano da
una coppia cattolico-ortodossa, e aveva frequentato
scuole gestite da entrambe le Chiese, oltre alle scuole
pubbliche. Era (ed è) una ragazza senza grilli per la
testa, con un carattere positivo ed equilibrato e nel
cuore il semplice desiderio di diventare una moglie e
una madre felice. Una brava cristiana? Certo, ma nei
limiti dell’ordinario, e soprattutto senza slanci
mistici. Insomma, una donna “qualunque” che più
qualunque non si può.
LA
VERGINE SULLA TERRAZZA
Quella notte di dicembre, Myrna, è scappata col
cuore in gola a svegliare sua cognata: «Elena, Elena,
guarda, la Santa Vergine!», le ha detto tutto in un
fiato, indicandole la terrazza, dove la povera Elena,
purtroppo, non riusciva a vedere assolutamente nulla.
Myrna era sconcertata, ma convintissima di non aver
sognato ad occhi aperti. Per niente offesa da quella
fuga precipitosa, la luminosa Presenza ha atteso solo
alcuni giorni e poi è tornata: stesso luogo, stesse
modalità. Questa volta però, Myrna, incoraggiata da un
sacerdote a lei vicino, padre Elias Zahlaoui, è rimasta
là, sulla terrazza di casa, a contemplare e ascoltare
l’Ospite soprannaturale, colmata da una fiducia e una
gioia limpide e prive di enfasi, che ancora adesso
riesce a comunicare, tutte le volte che ne parla.
Myrna non ha dubitato neanche un istante
sull’identità della figura misteriosa. Del resto, c’era
forse da dubitare, davanti alla bellissima Donna vestita
di bianco, la testa coperta da un ampio cappuccio pure
bianco, con una fascia azzurra in vita, uno scialle
azzurro sulla spalla, un rosario di cristallo nella mano
destra? Le Sue parole poi, sono state inequivocabili,
fin dal primo messaggio: «Figli miei, ricordatevi di
Dio, perché Dio è con noi…» e poco dopo, tra le altre
esortazioni: «Annunciate mio Figlio, l’Emmanuele». La
straordinaria visita, per la verità, era stata in
qualche modo preparata. Il mese prima, mentre pregava
con altri parenti, in casa di una cognata ammalata (noi
ci stiamo disabituando a queste pratiche, ma in Siria è
ancora normale), Myrna si è sentita attraversare da una
“forza” strana, che l’ha riempita di brividi. Dalle sue
mani è cominciato a colare non il banale sudore che in
genere accompagna una condizione fisica anormale, ma una
sostanza che si è rivelata ben presto essere olio,
purissimo olio di oliva al cento per cento.
Passati alcuni giorni, il 27 novembre (la data in
cui si ricordano le apparizioni della Vergine a santa
Caterina Labouré, a Rue du Bac) il fenomeno si è
ripetuto. Questa volta, l’olio misterioso non colava
dalla persona di Myrna, ma da una piccola riproduzione
di un’icona molto celebre e cara al popolo russo, la
Vergine di Kazan: un dono di suo marito, che l’aveva
comperata due anni prima nella chiesa ortodossa
Alexander Nevskij, a Sofia, e che da allora è venerata
anche come “Nostra Signora di Soufanieh”. L’olio,
dunque. Quante volte si vede, nei conventi, confezionare
olio benedetto che i fedeli amano portare a casa, per
fortificare e confortare i sani e i malati, il corpo e
lo spirito! Per i cristiani d’Oriente, l’olio è materia
sacra per eccellenza. È stato per secoli una ricchezza,
il combustibile più utilizzato e prezioso, ed è il segno
principe nei sacramenti. Ora, non mi risulta che
qualcuno abbia osservato una semplice cosa: il nome
greco del Sacro Crisma, utilizzato nei riti bizantini,
il myron, è parte integrante dell’umile nome familiare
di Maria Nazzour, la ragazza di Soufanieh: Myrna,
appunto.
VISIONI,
ESTASI, STIMMATE
Per
otto lunghi anni. Myrna ha potuto continuare a vedere la
splendida Signora, o in un normale stato di veglia (le
apparizioni vere e proprie sono state cinque, tra il
dicembre del 1982 e il marzo 1983) o nel corso di
estasi, precedute da una essudazione d’olio da tutta la
persona. Durante la trance estatica non era in grado
di sentire né vedere nulla di ciò che la circondava ed
era completamente assorbita da una luminosissima visione
interiore. In queste condizioni, ha veduto anche il
Cristo, ma solo in forma di una figura umana “fatta
interamente di luce”, di cui non riusciva a distinguere
il volto; e prima di queste visioni in particolare,
l’olio misterioso cominciava a colarle anche dagli
occhi, dandole una sensazione di bruciore. Anche
Gesù le ha parlato, affidandole messaggi che non sempre
è riuscita a capire, con richiami anche severi a un
destino di incomprensioni e di sofferenze che per Myrna,
evidentemente, non è sempre stato facile
accettare. Per ben quattro volte, tra il 1983 e il
1990, la ragazza ha patito anche un fenomeno di
stigmatizzazione, accompagnato da pene fisiche e
spirituali. Le piaghe si sono aperte spontaneamente, in
corrispondenza delle cinque piaghe di Cristo e della
corona di spine, sulla fronte. Si sono sempre richiuse
senza l’intervento di nessuno e senza lasciare traccia,
lasciando esterrefatti tutti i medici
presenti.
Dal
1990, la Vergine e il Figlio hanno dato l’arrivederci a
Myrna, non l’addio. «Sentirai la mia voce soltanto
quando la festa di Pasqua sarà unificata» le ha detto
Gesù, il Sabato Santo del '90. E Maria: «Non temere se
ti dico che mi vedi per l’ultima volta, finché la festa
di Pasqua non sia unificata». Era il 26 novembre,
vigilia dell’ottavo anniversario dell’essudazione d’olio
dall’icona. La Madonna aveva aggiunto: «Quanto
all’olio, esso continuerà a manifestarsi sulle tue mani
per la glorificazione di mio figlio Gesù, quando Lui
vorrà e dovunque tu vada». Oggi, che i divini Ospiti
la privano della loro presenza sensibile, l’olio
continua a fluire, in innumerevoli circostanze, tutte
ricollegabili ai fatti di Soufanieh. Cola da altre
riproduzioni dell’immagine sacra, da vetrinette che le
racchiudono, da libri di preghiere, dalle mani di altre
persone, in altre case. Porta con sé guarigioni
prodigiose, più spesso spirituali che
fisiche.
Al
momento di chiudere queste poche pagine, non so ancora
cosa sia accaduto a Damasco, in aprile. Quest’anno,
infatti, cattolici e ortodossi hanno festeggiato nello
stesso giorno la ragione principale della loro fede.
È stato solo un caso, purtroppo, una combinazione di
date che è riuscita a ottenere quello che gli uomini non
sono stati capaci di decidere in proprio. Myrna avrà
veduto ugualmente la Signora della quale ha tanta
nostalgia? Avrà riascoltato la voce misteriosa di quel
Cristo dal volto troppo risplendente per essere guardato
negli occhi? «Vivo per il giorno in cui questo
accadrà» mi aveva detto, al termine della nostra breve
conversazione, quasi vergognandosi di questa frase che
poteva suonare retorica. «Se anche dovessi sanguinare e
soffrire ancora, non importa, se così piace a Dio». Sono
i suoi bambini a preoccuparsi per lei: «Sì, la Pasqua è
importante, però noi non vogliamo che tu stia male,
mamma » le hanno detto.
MILIONI
DI “SACRE FAMIGLIE”
Cos’altro chiederle? È più bello starla a
guardare: quando abbraccia i suoi due figli, per
esempio, due bei ragazzi dall’aria sveglia. Questo
straordinario incontro ha certamente cambiato la sua
vita (e la loro), ma non nelle scelte di fondo. Lei, il
marito e i due giovanissimi si vogliono ancora più bene
di prima. «Come madre, poi - dice Myrna - sono diventata
più forte». Niente conventi, nel suo destino, come è
stato invece per Lucia, la veggente di Fatima, che lei
ha conosciuto (peccato che il contenuto della
conversazione sia top secret). È molto bello e
significativo che a questi veggenti di fine millennio,
non sia stato chiesto di scegliere la cosiddetta “vita
consacrata”, quanto, piuttosto, di consacrare con più
decisione la propria vita familiare. È accaduto anche a
Medjugorje, a quanto se ne sa. Tempismo del
soprannaturale! Infatti, è proprio di questo che abbiamo
bisogno, oggi. Se non riusciamo a incarnare l’Amore
trinitario nel “piccolo”, come possiamo pretendere di
unire la grande, dispersa famiglia dei
cristiani? Myrna lo sa, e prega per le famiglie. Ce
ne sono alcune in difficoltà anche nel suo quartiere,
nella sua città. Lei va, incontra, cerca di comunicare
la sua fiducia in un Padre che veglia sempre, in una
Madre celeste che non si distrae mai. “Anche voi pregate
per me, però, perché io resti sempre fedele, non sia mai
confusa” ci chiede, con gentilezza. Certo, Myrna, le
diciamo e cominciamo subito recitando con lei l’Ave
Maria in italiano (l’ha imparata da una suora!), mentre
dal piccolo cavedio giungono voci di uomini e di donne,
quietamente impegnati a recitare il rosario. «Com’è
bello questo posto: ci costruirò il mio regno e la mia
pace» le aveva detto Gesù, quindici anni fa. È proprio
questa la sensazione che dà, ancora oggi. Speriamo di
portarci a casa, tra le tante cose, anche una goccia
della pace di Soufanieh, che ci bruci nel cuore e faccia
luce, quando ogni tanto ci sentiamo perseguitati dalla
notte.
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